I colori del sentimento – 2015
Per realizzare questo lavoro ho utilizzato diversi tipi di testi, precisamente tre diversi insiemi di segni: il film, la sceneggiatura e una “mazzetta” di cartoncini colorati removibili.
Ho raccolto, avvicinato, combinato alcuni frammenti della sceneggiatura -selezionando per lo più le parti che introducono uno spazio geografico, un “fondale” all’azione narrativa- e i cartoncini cromatici (e relativi codici) che corrispondono ai colori o meglio alle relazioni cromatiche che Michelangelo Antonioni ha utilizzato per la messa in scena del testo. Questo mi ha permesso di isolare l’elemento colore, analizzarne le connessioni e le variazioni, di mettere in evidenza quell’atto di scrittura indelebile, capace di connotare e dare intenzione al reale rappresentato, di trasfigurarlo e dargli un senso.
La parola è chiamata a dialogare con questi testi o paesaggi cromatici che pur perdendo l’esperienza del movimento, non perdono i significati simbolici originari e tornano ad essere materia, superficie plastica e discorso figurativo: questo incontro è occasione di studio e verifica di un processo creativo dell’autore ma risulta essere anche un dispositivo che rimette in moto il metodo sottrattivo, quello “scarto” linguistico proprio di Antonioni, dove l’elemento colore, pur fondendosi con gli altri elementi espressivi (azione, tempo, suono, dialoghi..) e acquistando cosi una propria funzione cinematografica, sottrae continuamente spazio, superficie, ruolo a questi ultimi, rimanendo l’elemento narrativo e drammaturgico principale. Così le campiture di colore progressivamente riducono e cancellano parte del testo, molte parole sembrano fuggire facendo posto ad un universo poetico fatto di sole impressioni di colore, associazioni e suggestioni emotive, mentre quelle che rimangono sembrano riproporre, come osserva Carlo di Carlo, la stessa domanda che si è fatto Michelangelo Antonioni durante le riprese del film, che colore hanno i nostri sentimenti?